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domenica, febbraio 04, 2007


MARIE ANTOINETTE

Sofia Coppola rilegge in chiave modena e con occhio disincantato la vita della regina di Francia Maria Antonietta nel suo lungometraggio Marie Antoinette (2006).
Maria Antonietta, moglie del giovane re Luigi XVI, che regnò alla fine del '700 alle soglie della rivoluzione popolare francese, e' una giovane donna, di nobile famiglia. Adolescente lascia la natia Austria per raggiungere Parigi dove l?attende il nipote del re, Luigi Augusto, suo promesso sposo. Il matrimonio, combinato dalle due famiglie, ha lo scopo politico di migliorare i rapporti tra Austria e Francia ma unisce due adolescenti impreparati ai doveri che li attendono e che ben presto li caricheranno di un fardello psicologico difficile da portare. Il film è stato interamente girato nella villa di Versaille, durante i giorni di chiusura al pubblico, così come prestabilito dal regolamento. Fatta eccezione per le sequenze iniziali del viaggio, in cui si vede Maria Antonietta attraversare la campagna di Austria e Francia per raggiungere Parigi, con un numeroso seguito di servitori e soldati francesi, nessuna scena ci offre uno scorcio di Parigi di quegli anni, nè della vita presente al di fuori dei palazzi reali, quasi a voler sottolineare come per i regnanti la vita si svolgesse davvero unicamente all'interno di versaille, senza nessuna attenzione per il mondo esterno. Sofia Coppola ci offre una regina acerba e curiosa della vita, desiderosa di assecondare le richieste della madre e della famiglia reale di Francia, ma altresì sedotta dai piaceri che solo a quell'età si scoprono con tanto stupore ed emozione. La noia della vita di corte, scandita da pettegolezzi ed arrivismi e da un rapporto coniugale piuttosto freddo, seppure basato sul rispetto reciproco, la porta a sprofondare sempre di più in distrazioni effimere e deliziose: il divertimento con gli amici, le feste private con fiumi di champagne e chili di dolci prelibati, la scelta di abiti sontuosi e scarpe preziose prodotti dagli stilisti più in voga del momento. nemmeno nelle due tanto attese maternità può trovare la felicità e l'appagamento che cerca, osteggiata e frustrata dalle rigide quanto assurde regole di corte. Se da un lato vediamo un re Luigi XVI traumatizzato dalla precoce investitura (pronuncerà egli stesso alla cerimonia d'incoronazione "siamo troppo giovani per regnare") dall'altro si svela a poco a poco una regina ancora avvolta da un tenero candore che la protegge da una realtà difficoltosa: è ancora vergine di fronte alla vita, di fronte al dolore, una bambina in abiti da donna. L'intento della regista, che ha trovato felice traduzione lungo tutta la narrazione, è stato quello di raccontarci il disagio di una donna troppo giovane ed ancora impreparata per affrontare il ruolo di regina, che cerca di difendersi come può dalle delusioni che raccoglie intorno a sè circondandosi di piaceri e senza mai perdere quella particolare luce negli occhi.. Il commento musicale, fatto interamente da brani rock e punk degli anni '70, fa emergere con maggiore forza lo spirito giovane dei personaggi e la loro forza vitale: l'apparente iniziale stridore che si coglie tra le scene girate in costume e le musiche di fine '900 ben presto lascia spazio alla sensazione che gli adolescenti sono sempre gli stessi nel corso dei secoli, perchè accomunati dalla stessa voglia di emergere, di cercare piacere e divertimento, di perseguire una strada che porterà verso la realizzazione dei propri desideri. Sofia Coppola ci avvisa di questo, o comunque ci rinnova con estro questa riflessione. I ragazzi continuano a sognare, anche se incastrati in vite che non hanno scelto autonomamente ma che accettano passivamente; i ragazzi continuano a sorridere anche se attorno a loro tutto è decadenza, disfacimento, incertezza. Kirsten Dunst veste i panni della regina con malizia e disinvoltura, dona al personaggio una freschezza posata e timida.Lo spettatore nutre per la protagonista sentimenti contrastanti: ne è sedotto, divertito eppure rimane sconcertato poichè sa che la stessa è una regina che non si interessa affatto del proprio popolo, che pensa unicamente a sè ed alla vita di corte, come se fuori dalla sua casa non esistesse altro. Anche nel tragico finale Maria Antonietta esprime la propria accettazione al proprio ruolo e dunque anche alla propria fine. Nulla può compiere per salvarsi, ma la regista ci avverta che forse la donna non ha nemmeno pensato a tale possibilità: la sua vita è stata interamente decisa da altri e così lo sarà fino alla fine, come un fatto di natura.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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