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sabato, novembre 01, 2003


IMMIGRAZIONE - Tutti ci siamo sentiti impotenti di fronte all'ennesima tragedia di naufraghi disperati che dopo giorni e giorni di viaggio, affrontato in condizioni disumane - e intervallato da morti e sofferenze terribili - sono approdati sulle coste Italiane. Molti di noi si sono sentiti anche indignati, perché non hanno trovato nelle affermazioni di governo parole di conforto e e soprattutto di chiarezza, che aiutassero a districare, dal gomitolo di rabbiosa ingiustizia che offusca le nostre coscienze, le tante domande poste di fronte a questo fenomeno infinito e doloroso dell'immigrazione clandestina.
Nel teatrino carnascialesco di cartapesta che siamo costretti a guardare in televisione ogni giorno - e al quale forse ci stiamo assuefacendo, con mio disappunto - il Capitan Spaventa del momento si é rivelato Umberto Bossi, con il suo sarcasmo da sega elettrica. La sua proposta, non velata né timida, di associare dazi doganali di entrata tanto a merci quanto a persone fisiche non europee mi ha indignata ed infastidita.
Sembra che non ci si possa fermare nemmeno di fronte al dramma profondo e sanguinoso di esseri umani disperati, in fuga da Paesi lacerati da guerre e disidratati dalla da povertà, traditi da un colonialismo europeo bifolco e vuoto.
Ascoltando Bossi si ha l'amara impressione che le logiche di vantaggio, profitto e del difendere i propri "quattro stracci" non possano più essere fermate né da emergenze contingenti, né dalla morale, dalla coerenza etica, da scrupoli di coscienza. I leghisti, che tanto si aggrappano alle loro croci, digrignando i denti e ringhiando collerici, che tanto difendono i crocifissi con sperticate ed illogiche giustificazioni, ed i benpensanti che solcano i corridoi delle chiese battendosi il petto, peccano di presunzione e di iposcrisia chiudendo orecchi, occhi e mani di fronte a questa realtà terribile di sfruttamento ed emigrazione forzosa.
Gli immigrati che tanto ci fanno paura, che tanto sembrano minacciarci com il loro "non aver nulla da perdere", provengono da percorsi terrificanti, che nessuno di noi vorrebbe mai affrontare - e che forse Bossi non avrebbe affatto il coraggio di affrontare. Sono uomini e donne infuga, sfruttati da traghettatori senza scrupoli, derubati da trafficanti di persone, illusi ed ingananti da altri disperati che in Africa, nel Medio Oriente e nell'Europa dell'Est sostengono quest'esodo clandestino come canale parlallelo del controturismo.
E l'Europa, che dovrebbe davvero prendere in mano questa situazione e sostenere le frontiere del Sud, con direttive e regolamenti, con sostegni e suggerimenti, con coordinamenti corali trasversali, non si pronuncia, non decide. Non sono gli euro che legittimano la nostra entrata in scena, che possono giustificare l'intervento italiano sull'immigrazione clandestina, ma un coordinamento legislativo europeo, che sembra mancare, che sembra non voler emergere dalle acque del nostro occidentalismo accogliente eppure elitario.
Non possiamo daziare la gente, non si può decidere l'entrata delle persone su certezze ed accordi lavorativi, elimineremmo la libertà di spostamento e di pensiero. E non possiamo nemmeno impedire la fuga, distruggere la speranza di una vita diversa, anzi la speranza di una vita - in molti casi.
Che cosa stiamo dicendo al resto del Mondo con le nostre sviste legislative, il cameratismo di borgata padano, i buchi neri governativi, la xenofobia, soprattutto alle porte dell'amplamento dell'UE ad Est?
Quella croce una cosa dovrebbe avercela insegnata: prima di prunciarci dovremmo metterci nelle scarpe di chi ci chiede aiuto. Che cosa Bossi vorrebbe che l'Italia facesse per lui se anziché Umberto si chiamasse Aziz e fosse l'unico superstite di 150 africani in fuga dalla morte?


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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