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mercoledì, novembre 05, 2003


ANIMALI CLONATI

Come probabilmente avrete avuto modo di apprendere durante questi giorni, La Food and Drug Administration degli Stati Uniti - sarebbe l'ente di controllo sanitario Usa - ha stabilito che si può mangiare senza pericolo carne e bere latte derivanti da animali clonati. Non esistono al momento studi che dimostrino la nocività di questi alimenti, mentre permangono un certo scetticismo sugli effetti a lungo termine degli stessi ed una comprensibile diffidenza da parte dei consumatori.
Una decina di aziende ha già avviato l'allevamento in serie di animali clonati, in attesa del via libera definitivo che consentirà loro di immettere i derivati di tale produzione sul mercato americano, permesso che potrebbe arrivare già fra un anno. Molte sono le aziente di biotecnologie interessate a questa fetta di mercato, sicure che la produzione di animali clonati potrà non solo essere altamente redditizia - perchè originata da animali eccezionali, di potenzialità produttive al di sopra della media - ma anche qualitativamente ed igienicamente sicura - perchè, come dichiarato, se gli animali allevati sono sani, i loro derivato lo saranno.
Purtroppo gravano ancora molti problemi gestionali e legislativi al riguardo, sorpattutto in merito all'etichettatura. La FDA oltre a domandarsi se queste carni possono essere salutari, si è chiesta se risultano distinguibili dalle altre. Per tutta risposta gli esperti del settore hanno sentenziato che no, non possono distinguersi, in forza della legge della clonazione: animali clonati risultano identici, in tutto e per tutto. Diventa dunque importante decidere se dichiarare o meno l'origine di queste carni (e uova, latte e derivati) nell'etichetta dei prodotti destinati al consumo.
Ma non pensiamo di dover subire anche questa originale trovata zootecnica: a quanto si evince la FDA terrà in grande considerazione la reazione dei cosnumatori, ed il loro volere, oltre alle risposte scientifiche ancora in fieri in ambito della ricerca. Ma nessuno ci crede, ne sono sicura.
Personalmente non mi sento nè tranquilla nè concorde con questa proposta: la zootecnia, non solo statunitense ma anche quella europea, ha osato molto negli ultimi 60 anni e questo ultimo passo è la gocca che fa traboccare il vaso.
Ora non ci si accontenta più di controllare le discendenze con appropriati programmi d'accoppiamento, secondo le leggi di Mendel e adottando strategie di miglioramento genetico (molto utilizzate sia in campo animale, soprattutto per suini e bovini, che in quello vegetale, per esempio nei cerali). Adesso si va oltre: si manipola la vita, si stabilisce come dovrà essere il discendente nei minimi dettagli.
Se da una parte la ricerca sul mappaggio dei geni consente di controllare le varie riproduzioni con raziocinio e metodo, rispettando la natura nei suoi meccanismi di "crossing-over cromosomico", con la clonazione si evita qualunque fantasioso rimescolamento genetico, come Darwin ci ha rivelato accadere nella trasmissione dei geni ai discendenti.
Ora la mucca esce come le lattine di coca cola dal distributore automatico, si riproduce come un geranio, per talea genetica. E così il suino, che diventa fotocopia di se stesso. Via l'aleatorietà, via la saggezza della natura, via la diveristà genetica, che da sempre rappresenta la nostra ricchezza. E ci troviamo davanti ad un problema non tanto tecnico, nè sanitario - viste le rassicuranti spiegazioni scientifiche offerte - quanto etico.
Si è aperta la strada dell'omologazione riproduttiva, in favore del mercato, per accontentare palati esigenti e per ricompensare auterovolmente manager e industriali in carriera.
Gli animali di allevamento ora non sono niente di più che caffettiere, in nome del mercato occidentale e di un ipotetico rimedio per quello del terzo mondo.
Svanisca dalle vostre menti l'idea che gli animali d'allevamento gestiscano autonomamente la loro sfera risporduttiva: dagli anni '60 in poi non è mai stato così, ma almeno fino a qualche settimana fa il nascituro era unico e irripetibile, un essere vivente con un proprio patrimonio genetico. Ora purtroppo la musica cambierà ma mi auguro, con tutto il cuore, che se gli OGM in Italia non sono entrati legalmente - anche se ce li siamo ritrovati comunque in tavola per vie d'importazione trasversale e per impollinazioni *incontrollate* - la clonazione animale potrebbe trovare le porte sbarrate, in nome della salvaguardia del nostro meraviglioso patrimonio agricolo e della millenaria cultura alimentare italiana. Per ora confido nel buon senso di Alemanno e nell'indottto zootecnico nostrano, ma senza troppa serietà, lo ammetto. Poi non so.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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