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martedì, ottobre 28, 2003


CROCIFISSI: SÌ O NO? - Ritorna a guisa di tormentone pre-elettorale una diatriba che divide l'Italia: è giusto togliere il crocifisso dalle scuole, sì o no? Le opinioni al riguardo sono davvero tante e ammetto di aver riflettuto su questa domanda per giorni, mutando varie volte alcune mie posizioni, ma su di un punto non riesco a smuovermi, ovvero sul no finale. Per me non è giusto, o almeno, mi esprimo meglio, non è giusto farlo per le motivazioni fin'ora avanzate.
Pur condividendo molte delle considerazioni mosse da Leonardo nel suo esaustivo e tagliente intervento "Il crocefisso è un morto", e pur inorridendo di fronte alla xenofobia, agli integralismi, e alle estremizzazioni in genere, non riesco a trovare una risposta ad alcune mie domande che mi conducono a schierarmi con chi vive questa sentenza come ingiusta e svilente le tradizioni Italiane.
Al di là del fatto che il crocifisso sia un simbolo di cattivo gusto e che i veri valori - umani, religiosi e quant'altro - li portiamo dentro di noi, chi può affermare con legittimità e correttezza che siamo un popolo che vive di un passato finito, morto, e che si attacca ai propri simboli per sentirsi vitale senza ricordarsi in che cosa crede? Personalmente non mi sento di affermare una cosa del genere, la trovo tanto forte quanto generalizzante e a me, perdonate il mio limite, non è mai piaciuto generalizzare. Forse possiamo parlare di errore, di "leggerezza", quando si iniziò a mescolare laicità con simboli cristiani, quando non si mantenne più una netta divisione tra icone religiose e simboli laici, luoghi istituzionali e segnali o concetti religiosi, quasi che la religione debba essere considerata come uno sport, un percorso che non c'entra niente col resto della vita.
Ma per disquisire su questo punto in modo sistematico e soddisfacente dovrei analizzare cosa significhi diffondere una religione in un Paese, dovrei addentrarmi nella natura così particolare delle religioni, dei pensieri mistici, studiare i fenomeni correlati, divorarmi millenni di Storia umana, e ammetto di non possedere né il mordente, né il tempo per farlo.
Che valore ha parlare di pensiero religioso nella società, quale ruolo ha nella vita degli uomini il "credo"? Risulta veramente migliore separare queste due strade - l'insegnamento e i valori cristiani - per rispetto non solo degli stranieri ma anche della nostra presunta ipocrisia? Può darsi, non lo nego, ma dovreste spiegarmelo meglio.
Mi guardo attorno e provo a domandarmi come nel Mondo viene vissuta questa dualità. Insomma, cosa fanno gli altri? Davvero siamo sempre e solo noi Italiani a non capire come funziona la società moderna?
Sebbene mi senta aperta alle novità, ai mutamenti che tanto hanno dato al progresso sociale ed economico, all'apertura mentale, chi ha deciso che dobbiamo essere sempre noi italiani a dover cambiare, a dover accettare le tradizioni degli altri, di chi sceglie di vivere Italia lasciando il proprio Paese con nel cuore la nostalgia e la speranza di ricreare altrove ciò che ha lasciato?
Chi stabilisce che sono sempre gli italiani a dover rinunciare, modificare, rivalutare, risistemare le proprie abitudini, immagini, i propri simboli per accogliere lo straniero, per farlo sentire alla pari, benvoluto?
Nessuno forse, perché nessuno credo si sente tanto saggio da poter decidere su tali questioni. E qui le domande sono tante, i nodi da affrontare, per togliere quel crocifisso da quei muri di tribunale, delle scuole e degli ospedali, sono almeno due: ci sentiamo ancora un popolo cristiano? E il rispetto verso le altre religioni come dobbiamo esprimerlo? Eliminando i nostri simboli?
Non sono certo le battaglie per i crocifissi nelle classi a cambiare la realtà scolastica - che veramente ha bisogno di riforme serie, sistematiche, più concrete di questi dettagli da decoro dei muri - e su questo condivido il disappunto generale che lamenta le tante lacune che rendono il sistema scolastico italiano un vero scandalo, un palliativo burocratico inadeguato alle esigenze dei propri cittadini.
Però è anche vero che non possiamo mettere in crisi le nostre tradizioni, le nostre "radici" - anche se scomode e passate di moda - per paura di una crisi diplomatica o altro.
Parteggio sempre per revisioni moderate e ragionate delle scelte sociali senza condizionamenti diplomatici, maturate da considerazioni che hanno a che fare con la Storia del popolo e le relazioni tra le varie istituzioni nazionali, passando dalla gente.
Insomma, il crocifisso lo toglierei dalle scuole, va bene - non mi sembra una tragedia - ma non perché offende le altre religioni, né perché siamo un popolo di illusi aggrappati a simboli morti. Il dibattito resta aperto.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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