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martedì, settembre 30, 2003


IL DISCORSO DI BERLUSCONI - Il discorso di Berlusconi di ieri sera in merito alla riforma delle pensioni prevista a partire dal 2008 non mi ha tranquillizzata, anzi, mi ha inquietata maggiormente. Ascoltando le sue parole e osservando il suo studiato gesticolare, i suoi sorrisi assolutamente di convenienza, mi sono domandata: perch? il capo del governo sente la necessit? di dover ammonire e rasserenare i cittadini italiani ("care amiche e cari amici", come ci chiama lui) su una questione tanto cruciale quanto dolorosa qual ? il sistema pensionistico italiano.
Se le cose sono state fatte bene e i programmi di governo sono quelli giusti, come Berlusconi ha voluto sottolineare pi? volte - richiamando alla memoria perfino la durata media della vita degli italiani e proponendo equazioni biologiche e calcoli di entrate e contributi in lire imbarazzanti - allora non dovrebbe esserci questa necessit? mediatica, quest'emergenza di un appello alla popolazione che mi ha tanto suscitato l'effetto di una ennesima propaganda elettorale per gonfiare gli interventi di un governo incerto ed improvvisato.
Perch? seminare questo allarmismo? Perch? fingere di rassicuraci?
Rassicurarci?
Unitamente a questa nebulosa rassicurazione ? stato triste assistere allo sfacciato scredito non solo dell'opposizione, ma di una serie infinita di precedenti governi, che tutto sommato erano riusciti a gestire cose che il Quartier Berlusca ha distrutto in meno di due anni.
Allora mi sono detta: le cose forse non vanno bene, forse ancora una volta Tremonti e scugnizzi hanno cucito toppe sfilacciate in un sacco sfondato e il premier si ? sentito in dovere di ricoprire, con l'ennesima maschera sorridente, la burla finanziaria del momento.
Al di l? della soluzione pensionistica progettata - che avr? effetti e successi tutti da testare - ci? che mi allarma sono questi metodi propagandistici tanto cari a Berlusconi che trasformano il nostro governo in una specie di arca di No? che si spaccia per l'ultima salvezza utile, quando la realt? mostra tutt'altro, mostra cio? un uomo incapace di sostenere il proprio ruolo politico, inquinato da favoritismi di camerata e interessi personali, messo a capo di una squadra eterogenea e disorganizzata di personaggi alieni alla politica, tanto estranei ai principi dello Stato come un alligatore lo ? al volo. La realt? mostra ogni giorno una serie di interventi politico-amministrativi fallimentari, radicati nelle sabbie mobili, che non guardano affatto verso un orizzonte comune di approdo, bens? ad una pi? comoda poltrona di compromesso.
Ho sorriso alle consuete gaffes del premier, delle quali quella sullo Stato rimane la mia preferita: mentre si arrabattava per convincerci che lo Stato ? qui per aiutarci, per risolvere problemi decennali che una miriade di governi comunisti (sono stati quasi tutto democristiani, eh premier, che memoria corta?) non sono mai stati capaci di sistemare, Berlusconi ha segnato se stesso mentre pronunziava il termine "Stato", come per dire "Lo stato ora sono io, cari amici, ma soprattutto care amiche, sono io che vigilo, che nomino, che scelgo, che benedico le vostre miserevoli esistenze, e rimarrete abbagliati dal mio charme".
Lasciatemelo dire, ? stato straordinario, esplicito ed innocente come un bambino: non ? stato capace di nascondere questa smania di onnipotenza che lo assilla da ani e che ormai vive come la sua vera realt?.
Eccolo in televisione a reti unificate, un Berlusconi come un Charlie Chaplin travestito da Hitler che fa rimbalzare a palazzo Chigi un bel mappamondo gonfiato.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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