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giovedì, febbraio 13, 2003


IO VOGLIO LA PACE - Questa mattina su l’Unità compare una lunga intervista a Vittorio Foa. Si parla del conflitto Usa-Iraq. Foa sostiene che esistono battaglie che si vincono prima di arrivare alle bombe. Egli afferma che gli Usa non si rendono conto di aver già vinto contro l’Iraq sulla questione degli armamenti e proprio per questo perseverano sulla via delle bombe preventive. Il punto dolente sembra essere la volontà degli americani di dimostrare che certi cambiamenti si ottengono solo con le armi, poiché qualunque dialogo rappresenta unicamente l’anticamera del conflitto armato.
"Io voglio la pace. D’accordo. [...] Bisogna capire qualcosa di più profondo. Stanno cambiando i criteri di valutazione del mondo. Il grande pericolo che viene avanti è una grande instabilità. [...] Quello che si sta determinando non è più una lotta di classe è un’altra cosa. Non è neanche una sola lotta ecologica."
Foa accenna ad una grande disuguaglianza tra i Paesi e tra le classi sociali all’interno di ogni Paese. Un po’ come avvenne alla fine dell’800 solo che oggi siamo circondati dal lusso e in pochi possiamo *toccarlo* veramente. Ma senza voler cadere nella retorica e in grovigli di discorsi socioeconomici che qui non volevo affrontare, Foa ad un certo punto esprime un concetto che mi ha illuminata, come lo farebbe la candela accesa tremante quando salta la luce in casa. Dice chiaramente:
"C’è stato un periodo in cui essere di sinistra significava immaginarsi un mondo diverso. A me l’idea di immaginare un mondo diverso non mi è mai piaciuta, mi è sempre parso un mestiere inutile: l’importante è se fai cose utili o no."
E se volessimo scremare gli interventi politici e d’opinione del nostro Paese in base a questo criterio di utilità (e chiarezza, aggiungerei), bhè, forse resterebbero ben poche voci. Le prime a saltare sarebbero le famose vele al vento, quelle che girano dove soffia più forte, evitando le zone di bonaccia (e Feltri, anziché fare della polemica gratuita e rifritta sul business delle bandiere di pace – che , purtroppo, si è creato – rifletterebbe con maggiore obiettività sull’ipocrisia di governo e su come i cittadini siano sempre colpevolizzati di "non dare il significato giusto alle parole").
Io voglio la Pace e questo è un concetto che va oltre la grammatica polemista, unta e servile di governo. È un assunto morale, che ci ricorda cosa può fare l'uomo.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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