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domenica, gennaio 26, 2003


BUSH BUUUU! - A quanto pare l'amministrazione Bush sta perdendo vertiginosamente la fiducia degli stessi cittadini americani, sempre più scettici di fronte a questa stra-propagandata guerra contro l'iraq, basata su illazioni e sospetti legittimi ma ancora molto lontani dall'essere dimostrati.
Qualche sera fa in tv, su Otto&Mezzo, hanno parlato di questa guerra e di come l'opinione pubblica si stia rapportando ad essa, alla minaccia di un nuovo conflitto internazionale dalle sorti oscure e dagli sviluppi inquietanti. Mi ha colpito molto una riflessione che, se fatta a cuor leggero può ingannare: è stato detto che i pacifist non sono tutti estremisti, intendendo in questo caso il termine "estremismo" come positivo, poichè si può essere contro alcuni tipi di guerre ma non contro la guerra in assoluto; molti pacifisti, cioè, possono scendere in piazza per protestare contro la guerra in Iraq, ma non contro tutte le forme di conflitto bellico; i pacifisti "estremisti", dei quali il rappresentante storico è certamente Gandhi ma che nell'Italia del terzo millennio sono incoraggiati dalle scelte di Gino Strada, risultano invece rifiutare qualunque forma di conflitto.
L'osservazione, riconosco, è molto acuta e pungente e apre uno spiraglio in una discussione sulle guerre ormai congestionata e che deve far riflettere.
Sono rimastra attonita. Lo stesso Papa sembra non essere un pacfista "estremista".
Cosa significa allora tutto ciò? Che esistono guerre inevitabili o che ne esistono delle "giuste" e delle "sbagliate o che si può dare il via ad una guerra purché abbia validi motivi per esistere?
Ovviamente tutti tendono a riferirsi al passato, per rigore di logica e necessità di riferimenti, ed in particolare ci si ricollega al profondo strazio che fu la II guerra mondiale. Ma davvero oggi, nel 2003, possiamo ancora paragonare le nostre decisioni politiche internazionali ai conflitti dell'inizio '900, quando ancora molto si doveva fare per i diritti umani e per la parità dei sessi e per le leggi antirazziali? Davvero crediamo di poterci giustificare dietro a questo paravento storico?
Io non credo, come non credo alle guerre "inevitabili" o alle guerre "necessarie" per la libertà, in un contesto storico moderno dove non ci manca nulla per poter vivere in pace e dove la "globalizzazione" sembra aver fatto più danni di una guerra; ma purtorppo, a quanto si evince, la tecnologia sembra aver soppiantato il buon senso civico ed i diritti legali forse valgono più di quelli umani, visto che fanno rimbalzare le Borse.
Sempre in argomento segnalo una recensione di Massimo Virgilio su di un libro di Noam Chomsky, "La quinta libertà", da qualche mese ristampato in Italia da Elèuthera, che critica il potere e l'uso che se ne fa per scopi impropri, esattamente come è accaduto e sta acadendo negli Stati uniti.
"Nel 1941 il presidente Roosevelt affermava che il compito principale degli Stati Uniti d'America doveva essere quello di fare il possibile per difendere e coltivare le "Quattro Libertà" fondamentali: la libertà di parola, la libertà di culto, la libertà dal bisogno e la libertà dalla paura. L'attento esame della politica estera americana, però, mostra, secondo Chomsky, l'esistenza di una Quinta Libertà, che sovrasta per importanza le altre quattro: la libertà di sostenere gli interessi americani nel mondo a tutti i costi e con tutti i mezzi, compresi l'omicidio, la rapina e lo sfruttamento."

A tutto questo è d'obbligo aggiungere che l'informazione mondiale oscilla dall'obiettività alla censura esattamente come si alza e si abbassa la febbre malarica, disfacendo la pazienza e le speranze di noi tutti, a volte dicendo la verità conscia del passato, a volte creando una verità immemore del passato.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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