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domenica, dicembre 08, 2002


EINSTEIN IN LOVE - Esce anche in Italia la biografia, o quasi biografia, di Albert Einstein, intitolata "Einstein Innamorato" e scritta da Dennis Overbye, il quale nell'introduzione si premura di chiarire:
"Per essere esatti, questa non è una biografia di Einstein. Ce ne sono già in abbondanza negli scaffali delle librerie. Invece, il mio obiettivo è stato quello di riportare in vita la sua gioventù, di mettere in luce il giovane uomo che compiva i fatti per i quali il vecchio, l'icona, viene riverito."
Einstein aveva l'eccentricità e la sbadataggine per le facezie di poco conto tipiche dei geni. Giovane irruente e carismatico, Albert conquistò parecchio come scienziato (in primis il Nobel per la Relatività, 1921), ma perse molto come semplice uomo, accumulando una serie mesta di fallimenti nella vita privata (famiglia, matrimonio). Sposato con Mileva ebbe tre figli e un'amante, Elsa, che abbracciò dopo aver abbandonato definitivamente la moglie, alcuni mesi dopo aver conseguito il premio nobel per la fisica.
L'ordine rigoroso della scienza forse lo aiutava a rimettere un poco d'ordine in quel gran casino che era la sua vita sentimentale ed affettiva. In seguito alla morte della seconda moglie si tuffò in una serie corposa di relazioni fugaci, senza mai pensare al matrimonio (e come dargli torto, del resto...). L'avvento del regime nazista e i venti di guerra lo costrinsero a lasciare la Germania per gli Stati uniti, per ricominciare tutto da capo, tutto dal principio. Riuscì a salvarsi, come avrebbero voluto fare in tanti.
Prendendo spunto da questi fatti scarabocchio una riflessione sulla fuga in senso lato, non solo da oppressioni esterne, da altri, ma soprattutto da se stessi: certe volte "scappare" sembra rappresentare l'unico modo per cancellare tutto e ricominciare da zero, fingendo di essere cambiati, di essere diversi, volenterosi di riscattarsi. Ci si convince che era l'unica cosa logica da fare, l'unica medicina. La lontananza aiuta, dicono, a dimenticare. Sarà vero? Temo di no. Le cicatrici te le porti dentro, con te.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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