Ocurréncia - Libri, cinema, arti, biografie ed attualità | Clicca per tornare alla home page

> OCURRÉNCIA

> ARCHIVI

> IN EVIDENZA

venerdì, ottobre 18, 2002


NINO GIUFFRÈ - Il corleonese Antonino Giuffrè è uno dei pochi pentiti mafiosi che ha deciso di collaborare con la giustizia. Nino è soprannominato "il mafioso della montagna" ed apparteneva al clan dei corleonesi, quelli di Riina e Provenzano, per intenderci, che alla fine degli anni '80 prese il potere di Cosa Nostra, occupando le sedie della Commissione, dopo aver spodestato il clan palermitano. I mafiosi corleonesi, ho appreso, sono gente dura, di poche parole, spiccia, poco raffinata ma abituata ai disagi delle lunghe latitanze e, dunque, ai fini della gestione di Cosa Nostra, assai più forte e furba del precedente clan palermitano. Ieri, nell'aula bunker del tribunale di Padova, Giuffrè ha rivelato molti sconcertanti e attesi particolari su Provenzano e sulla logica mafiosa corleonese. "Provenzano non aveva mai bisogno di chiedere - ha detto Giuffrè - Lui è fatto in modo tale che non ti chiede niente, ma con le sue frasi si muove, ti avvolge, ti circonda, sin quando alla fine tu gli dici quello che hai capito che vuole sapere da." Il mafioso della montagna ha anche chiarito molti comportmenti di Riina e della cupola, spiegando perchè la mafia agli inizi degli anni '90 abbandonò la Dc per il partito di Craxi. Provenzano accettò questo cambiamento, ma con profondi dubbi e timori. Riina invece era convinto che tale passaggio politico di sponda avrebbe migliorato le cose (e con questa notizia mi riallaccio ad una delle ultime puntate della mia recensione-telenovela su "L'odore dei soldi"). L'effetto clamoroso che ebbero le stragi di Capaci e di via D'Amelio scossero Provenzano e lo misero sull'attenti: egli si convinse ancora di più dei due errori fatti: l'omicidio di due magistrati che da morti avrebbero fatto più danni che da vivi e l'abbandono della Dc per abbracciare un partito poco fidato e poco promettente. "Provenzano non partecipava mai alle riunioni della cupola, e ciò per due ragioni: se durante un blitz Riina fose stato arrestato, o se l'improvvisa esplosione di contrasti tra i capi mafia avessero provocato l'uccisione di Riina, almeno un corleonese sarebbe rimasto fuori, libero e vivo. Per continuare a guidare Cosa Nostra..." Questa lunga e ricchissima deposizione di Nino Giuffrè ha sciolto molti dubbi e offerto molte importanti spiegazioni assai utili per capire sempre meglio cosa c'entrano Craxi, Berlusconi e Dell'Utri con la mafia ed in che modo Cosa Nostra collaborava col governo da Andreotti in poi (o forse sarebbe più corretto dire il contrario). L'analisi della cupola e dei comportamenti mafiosi che ha proposto Giuffrè, nonchè la riflessione attenta e particolareggiata che egli stesso ha delineato sulla personalità di Provenzano, hanno aperto una finestra sul passato alle autorità giudiziarie e a noi comuni cittadini: questa finestra illumina ora fatti di cornaca agghiacciati, riesumandoli alla luce della consapevolezza e della verità storica.


 


> PENSATE LINK-OLÀ



Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

ocurréncia
Il contenuto di questo sito è protetto da
Creative Commons License