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venerdì, ottobre 04, 2002


L'ODORE DEI SOLDI (3) - Nel mio post precedente dedicato al libro "L'odore dei soldi" si è discusso sulla presunta mafiosità di Berlusconi e molti di voi mi hanno fatto notare che in realtà Berlusconi non è propriamente un mafioso, ma risulta colluso con la mafia. Avete ragione, ne convengo, poichè i mafiosi possiedono un codice d'onore, hanno una dignità ed osservano rispetto per le gerarchie, per le responsabilità, insomma, nascono fatti in un certo modo, dentro ad una specifica cultura. Berlusconi non è nulla di tutto questo, ma semplicemente ha lavorato (e lavora) fianco a fianco con la mafia. In un certo senso ha sfruttato l'appoggio della mafia, l'ha strumentalizzata, ma ad essa resterà legato per sempre.
Nel 1974-75 circa approdò alla villa di Arcore un tale Mangano, noto boss mafioso siciliano, grosso intermediario verso gli alti vertici della "cupola" e dal passato inquietante. Questa frase già di per sé è una bomba. Analizziamola. La villa di Arcore fu acquistata da Berlusconi con un contratto "truffa" pilotato da Previti. Il contratto prevedeva lo scambio della villa con una quota di azioni di borsa di una società del gruppo Berlusconi operante nel settore dell'edilizia. La società fu fatta passare per un affare, ma in realtà non era di fiorente economia, come molte delle società fantasma del gruppo Berlusconi, e le azioni vennero valutate, in sede di contratto, una somma molto alta. Siglato il contratto, il cedente convertì in seguito le azioni in moneta ed ottenne quasi la metà del valore pattuito inizialmente. Fu niente meno che una truffa legalizzata. Previti in questo era, ed è, un maestro. Berlusconi pagò la villa di Arcore con tutti gli ettari di parco e il paese sottostante la metà del valore corrente. La metà.
Ma perché Mangano entrò ad Arcore? Mangano fu assunto come stalliere, a detta di Berlusconi, con la scusa di dover badare ai cavalli. L'aggancio fu rappresentato da Dell'Utri che in quegli anni era molto attivo in Sicilia (tra banche, scuole di calcio e cose così..) ed aveva intrattenuto molti rapporti con la mafia locale. Segnalato da Dell'Utri, amico fidato di Berlusconi e suo ex-compagno di studi universitari, Mangano salì a Milano, dove teneva pure una parte della famiglia.
Questa è la verità raccontata dagli imputati. Ma cosa c'è sotto a questa verità? In quegli anni Berlusconi aveva già cominciato a mettere le mani avanti a Milano e dintorni, per costruire il suo impero e crearsi una rete di fiducia, entro la quale operare senza noie. Dobbiamo ricordare che Berlusconi è da sempre membro attivo della P2 e, come anche Marco Travaglio ha raccontato in uno degli ultimi numeri di MicroMega, fin dagli esordi nell'industria perseguì molti, se non tutti, degli obiettivi segnalati dal venerabile Licio Gelli (tanto per capirci, il culmine dei successi targati P2 lo vediamo oggi sotto ai nostri occhi).
A Milano la mafia già controllava diverse cose e Berlusconi era tampinatissimo. Piersilvio, il figlio maggiore allora di pochi anni, scampò ad un rapimento. Berlusconi era terrorizzato, veramente: si trovò dunque costretto a cercare "protezione". Mangano rappresentava un "lasciapassare", una garanzia, un modo per mettere a tacere incomprensioni tra il gruppo Berlusconi e la mafia.
Ma da dove viene Berlusconi? Il padre, Luigi, lavorava presso la banca Rasini di Milano nella quale fece una discreta carriera. La banca Rasini era tra le banche che si scoprì riciclavano denaro sporco, era insomma uno dei canali preferenziali del riciclaggio di denaro mafioso a Milano. Berlusconi, durante lo sviluppo delle sue innumerevoli Holding (quasi 40 società, delle quali la metà fantasma) si avvalse anche di questa banca, riciclando miliardi.
(to be continued ? attendo vostri commenti, mi raccomando, grazie :)


 


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