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domenica, ottobre 06, 2002


CAMILLE CLAUDEL - Ieri ho letto sul manifesto un bell'articolo di Massimo Carboni sulla vita di Camille Claudel, scultrice francese che visse a cavallo tra il '800 e '900, nonché sorella del più noto Paul Claudel, poeta francese. Camille Claudel Oltre alla storia di questa donna, appassionata di arte e di vita, orgogliosa, caparbia, intensa, convinta che avrebbe potuto meritare il successo individuale per le sue evidenti capacità e non una mera e perpetrata citazione di se stessa come "allieva di", di questo articolo mi ha molto colpito la riflessione sulla malattia nervosa, sui manicomi che allora rappresentavano più che mai i gironi infernali in Terra e i serbatoi della vergogna pubblica, la via più veloce per insabbiare gli errori di famiglia e le ingiustizie sessiste. Camille era una donna assai sensibile, fragile e vibrante, desiderava solo esprimere se stessa e il suo amore per la vita attraverso la sua arte, la propria creatività, ma difficoltà di mentalità e ostracismi pregiudiziali non le permisero di avere vita facile, nè sul lavoro (poche infatti erano le commesse che le spettarono) né nella vita privata. Cadde in depressione e accusò per motli anni di manie di persecuzione, ottenebrata dai suoi fantasmi notturni, impersonati da amanti e amici traditori ed infigardi, da offese mai superate e da delusioni stratosferiche nella sfera affettiva. In ella si contrapposero istinto di sopravvivenza, alimentato dalla rabbia, e delusione profonda, rappresentata dal lasciarsi scomparire. Fu internata in manicomio nel 1913, dalla sua stessa famiglia, su intercessione del fratello. Camille rimase in manicomio 30 anni e ivi morì nel 1943, in seguito alla carestia del '40 che, alle porte della seconda guerra mondiale, causò la morte di molte persone. Per i tipi di Selene è uscita una sua biografia, curata dalla storica dell'arte Brigida Di Leo, Camille Claudel. Il prezzo della creatività (edizioni Selene, pag. 140, € 12,91). "...Camille Claudel, un'artista geniale e tormentata che ha pagato un prezzo altissimo, trent'anni di manicomio, per aver spinto la sua attività artistica - la scultura - "al limite di sè". Reine-Marie Paris, pronipote dell'artista e curatrice della mostra, così scrive: "Camille non si è rinchiusa. Si è spinta al limite di sé. Ha rischiato tutto, posseduta da un'immaginazione creativa che trascende il tempo, distruttore..." ...."


 


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