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venerdì, ottobre 11, 2002


ADHD - Avete mai sentito parlare della sindrome ADHD? Questa sindrome è una "malattia" che colpisce i bambini e che si esplicita in una forma acuta di irrequietezza ed iperattività. Bambini con questo disturbo faticano a prestare attenzione agli insegnanti, a stare fermi seduti in classe, a dedicarsi ad una determinata attività, e perciò non riescono a stare a scuola né altrove, senza provocare chiasso o agitazione. Inoltre sono irrequieti e nervosi a casa. Soprattutto a casa. Con oggi è la seconda volta che sento parlare di sindrome ADHD nel giro di due mesi: sul GRdue di stamani, infatti, un cronista ha intervistato uno psichiatra di Roma interrogandolo sul perché oggi circa 3000mila bambini italiani soffrano di questo disturbo e se ci sia un abuso di psicofarmaci per "curarli". Lo psichiatra, che opera anche in ospedale, ha affermato che sì, questa è una "malattia" in aumento e seria, ma non sussiste un "abuso" di psicofarmaci, e che l'uso degli stessi, però, in certi casi risulta d'obbligo, poiché questi bambini rappresentano un "elemento di disturbo" nelle famiglie. Ripeto: "un elemento di disturbo" nelle famiglie. Personalmente dissento da queste affermazioni e non condivido la tesi dello psicofarmaco-panacea. I bambini sono lo specchio di ciò che accade loro intorno e rappresentano il termometro del benessere del nucleo famigliare. Non dimentichiamoci che la stessa famiglia è la prima causa di felicità nelle persone ma anche il primo pugnale di infelicità. L'ADHD ritengo sia una di quelle sintomatologie che "avvisano" la presenza di qualcos'altro, di una "malattia" più estesa, che investe "più persone", oltre al fatto di sottolineare un malessere puntuale, definito, che riguarda un solo individuo, nelle sue forme più prettamente "fisiche". Insomma, l'ADHD ritengo sia una "malattia della famiglia", come tante altre meno devastanti o meno acute che si manifestano sui più deboli. L'ADHD andrebbe affrontato radicalmente, mettendo in discussione la situazione famigliare ed ambientale che gravitano attorno al bambino, affrontando nodi al pettine che originano dai genitori. Noi siamo ciò che viviamo: la componente ambientale è assai importante (e in certi casi prevalente) nel forgiare il nostro carattere, la nostra individualità. Questa sindrome è figlia del progresso, è presente come un tumore dilagante nei paesi industrializzati e attacca le energie più giovani, il nostro "futuro": i bambini. Come la depressione ed il panico, anche questa forma di disagio individuale nasce in seno al troppo benessere, alla ricchezza inefficiente e mina il castello di certezze plastificate di troppe famiglie, illuse da messaggi sociali distorti. Non a caso risulta molto diffusa negli Stati uniti, dove l'uso degli psicofarmaci per curarla è in realtà un abuso, ed ha ingrassato le budella di industrie farmaceutiche come la Novartis. A volte penso che l'ADHD sia la testa di ariete per promuove e consolidare l'uso di determinate medicine e che ci sia uno strano meccanismo di collaborazione tra chi cerca malati da curare e chi trae vantaggio nel fornirgliene. Ma di una cosa sono certa: a parte qualche caso eccezionale, ritengo che spesso non sia l'individuo ad essere un "malato mentale", ma che lo sia la sua intera famiglia. Ma dico io: voi somministrereste psicofarmaci a vostro figlio senza conoscere esattamente il significato del "perché" sta male?


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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