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mercoledì, luglio 17, 2002


primi previsti dissensi a Parigi per la riforma a medio termine della PAC, riforma politica voluta, fortissimamente voluta, da Prodi, il presidente della Commisisone UE, e Franz Fischler, il commissario europeo dell'agricoltura. Con questa ennesima riforma la Commissione vuole rafforzare gli obiettivi che si era posta con Agenda 2000, ovvero abbassare progressivamente i prezzi d'intervento verso i prezzi del mercato mondiale, salvaguardare l'ambiente, promuovendo tecniche agricole "biologiche" ed "estensive" e stimolando una coscienza ambientalista negli agricoltori, nonchè puntare sulla tanto ricordata "qualità" delle derrate alimentari e dei prodotti protetti. La riduzione dei prezzi d'intervento è una specie di mannaia sulle teste degli agricoltori europei. la storia dell'agricoltura europea è lunga, contorta e piena si interrogativi insoluti, ma quello che è dato per certo è che è sempre stata orientata verso un protezionismo economico quasi morboso, che ha provocato, nei decenni, surplus produttivi e sempre più difficili esportazioni. La Commissione ha sterzato violentemente verso una politica che liberalizzi il mercato, penalizzando fortemente chi, come tutti gli agricoltori europei, sperava ancora nel ferreo protezionismo europeo e nella madonnina degli aiuti. Ottima mossa, ce n'era bisogno. Altro salto importante di questa nuova PAC è l'avvicinamento sempre più strenuo alle emergenze ambientali: di fatto fino ad ora non si è affatto riusciti ad applicare leggi che difendessero l'ambiente con successo. la stessa Agenda 2000 si è rivelata debole e raggirabile, anche nelle stesse modalità di distribuzione dei sussidi vincolati agli impegni (presunti) ambientali. Credo, e spero, cambieranno molte cose: c'è ancora molto da fare e definire le politiche giuste non è uno scherzo, ma gli intenti mi sembrano assennati e ottimistici. a parigi gli agricoltori si sono arrabbiati moltissimo, ma questa volta non so cosa potranno ottenere. l'agricoltura europea deve cambiar rotta, è costretta degli aventi, dal degrado ambientale, dai mercati internazionali. se non vogliamo affondare penosamente e isolarci dai mercati internazionali, perdendo competitività e credibilità, e se non vogliamo distruggere quel poco di buono della natura che ci resta, dovremo accettare perdite di privilegi.


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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