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martedì, settembre 30, 2003


ANNEMARIE SCHWARZENBACH - In questi giorni è uscita l'ennesima ristampa dell'edizione economica di "Lei così amata" (Rizzoli), il fortunato romanzo di Melania Mazzucco che ha sfiorato il premio Strega nel 2000 (ma che personalmente avrebbe dovuto vincere) e che racconta egregiamente, con delicatezza e precisione, la vita di Annemarie Schwarzenbach (1908 - 1942), giornalista, fotografa, scrittrice ma soprattutot viaggiatrice vissuta negli anni trenta.
Questa biografia offre al lettore la vita di Annemarie in una luce di dolore e coraggio, svelandone allo stesso tempo la fragilità e la forza, coinvolgendo nelle sue vicissitudini (familiari, politiche e personali..) anche il pubblico italiano, meno attento ad esponenti della cultura e del giornalismo svizzeri.
La Mazzucco è riuscita con grande talento narrativo a ricomporre la trama, composta da numerosi tasselli, di una vita così turbolenta, frammentata e addolorata come quella di Annemarie Schwarzenbach, avvalendosi di moltissimi scritti (articoli, libri...), interviste, fotografie e viaggi.
Il contributo giornalistico della Schwarzenbach, e soprattutto il suo valore storico, è stato riscoperto e rivalutato solo nel 1987 grazie allo studioso Roger Perret. Molto toccanti sono i suoi articoli sul nazismo, sul dilagante orrore disseminato da Hiter nell'Europa centrale degli anni trenta.
Tacciata di essere una miliardaria snob, in realtà la Schwarzenbach visse controcorrente, rifiutando gli agi ed i compromessi della borghesia svizzera ed il proprio scomodo cognome nobile, sfuggendo alla soffocante ereditàdi famiglia, dichiarando apertamente la propria omosessualità in un periodo storico ancora assai prevenuto e xenofobo, viaggiando in fuga da se stessa e da un passato opprimente, spinta dal desiderio di dar voce ai popoli oppressi, di dar voce e ragioni al desiderio di libertà e di democrazia di un'Europa in profonda crisi socio-economica e di un'America in grande fermento.
Non si occupò mai esplicitamente di politica, è vero, ma non perse occasione per esporsi concretamente e per schierarsi contro gli oppressori, sostenendo ed aiutando gli ebrei, dichiarando il proprio antinazismo e alimentando continuamente il proprio amore incondizionato per la cultura di tutti i popoli germanici e dell'Europa orientale.
Incantevoli e magiche sono le pagine del suo diario afghano e profonde quelle dei diari del Congo. Personalità complessa ed afflitta da fantasmi di famiglia - che in gran parte la piegarono alla terribile seduzione della morfina, sua unica padrona - Annemarie amava scrivere sopra ad ogni cosa, la scrittura era il senso primario della sua vita di donna e giornalista; ella credeva fermamente nel valore privato e sociale della parola, nella sua enorme portata di informazione, riflessione e denuncia, poichè "si scrive solo di ciò che ci preme".
La scrittura intesa come viaggio, il viaggio inteso come ricerca, la vita come esplorazione e conoscenza di sè.
Una vita che sembra un romanzo.
Questa della Mazzucco è una signora biografia, un documento romanzato che non sacrifica la veiridicità storica per lo splendore della finzione.
Per chi volesse saperne di più segnalo alcuni testi integrativi: "La vita in pezzi" di Areti Georgiadou (biografia); "Morte in Persia", "La valle felice", "Sibylle" e "La via per Kabul" di Annemarie Schwarzenbach


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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