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mercoledì, gennaio 29, 2003


FIGURE DEL DESIDERIO - Due mattine fa, in radio, ho ascoltato con molto interesse l'intervista al professor Ugo Volli che un paio di mesi fa ha pubblicato un nuovo saggio, "Figure del desiderio". Il libro esplora la natura ed i significati dei "desideri", evidenzia come gli stessi desideri siano cambiati e come vengano utilizzati dal marketing per far leva sui consumatori. L'industria del desiderio è quella macchina produttiva, fatta di produttori e agenzie pubblicitarie, che continuamente ci bombardano di "bisogni indotti".
Compriamo beni non perchè veramente li desideriamo o ci paiono indispensabili, ma perchè meta di un dialogo distorto tra offerta e domanda che provoca la nascita di bisogni fittizi, non naturali. Un esempio spiccio: tutti, o quasi, abbiamo l'auto. Ecco, soddisfatto il bisogno primario, l'industria del desiderio ce ne genera uno nuovo, che si sovrappone al precedente: cambiare l'auto, per essere più figo, più alla moda, per avere di più, per distinguerci, migliorando (forse) il benessere.
Volli poi ha sottolineato un fatto grave: oggi, la nostra società iper-nutrita e super-accessoriata non è più capace di "grandi desideri", sociali, etici, culturali.
"[...] Mi ha colpito, recentemente, uno spot che incita all'acquisto, basandosi sull'economia che corre solo se si continua ad alimentarla. In sostanza, se si compra. Ecco, siamo arrivati a questo paradosso: non è importante quello che si consuma, l'importante è consumare e basta."


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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