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giovedì, gennaio 16, 2003


EPISTOLARI - Di nuova uscita o di attestata fama, richiamo l'attenzione su due raccolte epistolari di noti personaggi del '900. Insieme ai "diari", considero i "carteggi" le forme di letteratura che uniscono alla perfezione verità storica con pathos ed inventiva personale, opere che consentono l'unione di due mondi distinti eppure compenetrati: l'individuo e la società in cui egli stesso vive. Diario di una segreta simmetriaLeggere le lettere degli altri mette sempre un po' in imbarazzo, anche se gli autori di quei pensieri sono scomparsi da tempo, perchè ci si ritrova immersi in un'intimità che non ci appartiene ma che facciamo nostra attraverso l'iconografia dei sentimenti e la beffarda ironia del tempo, che pare risolcare le medesime esistenze in corpi e storie diversi.Epistolario (1897 - 1926) In occasione dell'uscita di "Prendimi l'anima", il nuovo lungometraggio di Roberto Faenza, segnalo l'interessante - ma a quanto pare non esaustivo - carteggio tra Freud, Jung e Spielrein, "Diario di una segreta simmetria", edito da Bompiani (su liber on web trovate la scheda del libro) e curato da Aldo Carotenuto - che è citato nei titoli di coda del film ma che, a quanto si è saputo, si ritiene offeso poichè privato del "diritto" di paternità sulla storia:
"...Accuse che oggi, in conferenza stampa, Faenza respinge con decisione: "La vicenda mi ha amareggiato - racconta - ma sia chiaro: non può esserci copyright sulle vicende di Sabina, si tratta di un personaggio di dominio pubblico. E' vero, Carotenuto ha pubblicato per primo il carteggio Freud-Jung-Spielrein, cosa che gli viene riconosciuta nei titoli di coda. La mia storia però non parla di quello, ma dell'intera vita di questa donna straordinaria: cose di cui nessuno studioso di psicoanalisi finora si è mai occupato..." (da Repubblica)
La seconda opera che segnalo è invece la ripubblicazione in una nuova veste, sempre per la Tartaruga, dell'epistolario sviluppato tra Rainer Maria Rilke e Lou Andreas-Salomé, comparso in Italia per la prima volta nel 1984 nella traduzione di Claudio Groff e Paola Maria Filippi, e curato da Ernst Pfeiffer


 


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