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sabato, ottobre 26, 2002


ARUNDHATI ROY - Il 23 ottobre la scrittrice indiana Arundhati Roy è approdata a Torino, al Cinemambiente, insieme ad un gruppo di cineasti indiani. Alla manifestazione torinese sono stati presentati film indiani dedicati al problema dell'acqua e delle dighe che stanno devastando il territorio indiano e che sono causa di sfollamenti, carestie e ingiustizie sociali. Arundhati da molti anni fa parte del movimento pacifico "Narmada Bachao Andolan" - movimento per la salvezza del fiume Narmada - il movimento di protesta più pacifico attualmente in circolazione, che prendendendo atto degli insegnamenti di Gandhi cerca un soluzione all'ingiustizia socio-ambientale perpetrata dal governo e dalle industrie indiane.
All'università di Torino, Arundhati ha incontrato gli studenti italiani e ha parlato di India, di terrore nucleare, di dighe, di movimenti di protesta, di saggistica geopolitica, di attualità internazionale e di sè.
«...So che voi mi conoscete per via del mio romanzo "Il dio delle piccole cose" - ha esordito Arundhati Roy - ma io mi conoscevo già prima, e so che quello che mi ha sempre interessata è il conflitto tra il potere e chi non ce l'ha. [...] Intanto il mio paese era sempre più povero, sempre più cupo, più oppresso dalle ingiustizie sociali. E il Bjp, il partito al governo, sempre più aggressivo: i test nucleari si trasformavano in test del nazionalismo indù, si continuava a investire in opere dissennate come il sistema di dighe sul bacino della Narmada. Allora ho sentito il bisogno di alzare la voce, il dovere di intervenire pubblicamente...».
Tra le tante domande che le sono state rivolte una in particolare mi ha colpita. Uno studente le ha chiesto che cosa noi tutti dobbiamo fare per migliorare la deprimente situazione socio-politica intrenazionale e la scrittrice ha risposto:
«È meglio non domandare mai che cosa si deve fare. Meglio rivolgere a se stessi questa domanda, che fare, come individui, per difendere la libertà e la democrazia. La risposta viene da un viaggio interiore. Per esempio, rifiutare di vivere in una campana di vetro, non credere ai media, disseminare altre informazioni. Il nostro idealismo dovrebbe suggerirci istintivamente cosa fare...»
E poi ha continuato con «Se non onorate i movimenti non violenti, vi adeguate ai media che inseguono le notizie sull'orrore, e segretamente fornite materia al terrorismo, che è la risposta non democratica a governi non democratici. Bisogna saper rischiare, personalmente e politicamente...». ...


 


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Immagine di bimbo che saluta. Ciao e a presto!

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